La neve (1906), olio su tela, cm 94×94, collezione privata
L’opera, di grande efficacia cromatica, ricca di iridescenze e vibrazioni luminose, doveva essere pressoché compiuta alla fine del 1906, anno in cui qualche riferimento a paesaggi innevati si può trovare anche negli appunti di Pellizza. Nel gennaio 1906, ad esempio, scriveva a Giovanni Cena che, prima di partire per raggiungerlo a Roma, aveva intenzione di finire un “paesaggio invernale”, e nel novembre dello stesso anno preannunciava a Fradeletto, segretario della Biennale di Venezia, l’intenzione di inviare all’esposizione del 1907 un “Crepuscolo invernale (un metro circa quadrato)”, che per condizione di luce e dimensione potrebbe riferirsi a La neve. Nessun appunto preciso ci illumina invece sulla genesi del quadro: si ricorda tuttavia la presenza fra i disegni del 1900 di un paesaggio in tondo orchestrato sulla presenza del canale e delle due chiuse, tale da suggerire un possibile riferimento. La presenza della donna sulla sinistra e delle due chiuse sono elementi che avvicinano l’opera al ciclo L’amore nella vita (vedi supra), e in particolare all’ultimo dei pannelli del trittico con un vecchio che si scalda al fuoco davanti alla chiusa e con una vecchia in secondo piano, mentre il paesaggio di fondo con la collina dominante ricorda il primo dei panelli del trittico. Se le due chiuse si impongono nei loro tratti squadrati, le restanti linee del paesaggio sono a dominante curva e serpentinata, in perfetta consonanza con la poetica dell’artista che riteneva la linea ondulata uno degli elementi necessari ad una moderna opera pittorica.
Aurora Scotti, Pellizza da Volpedo. Catalogo generale, Milano 1986, scheda 1339 (testo adattato per l’ampliamento dell’Itinerario sui luoghi pellizziani in Volpedo, 2008)