Il tran-tran Volpedo-Voghera (1903), gessi, inchiostro e pastelli su carta grigio-verdastra, 96×154,5 cm, collezione privata ma: Volpedo, Studio del pittore, in prestito dal 2005
Un discorso a parte si deve riservare a Il tran tran Volpedo-Voghera che nel soggetto leggermente ironico e nella sua destinazione all’esposizione della “Indisposizione artistica” del 1903 è quasi un unicum nella produzione di Pellizza. Un disegno di grande formato che stempera l’ironia dell’assunto iniziale nella ben costruita ambientazione che sintetizza in serrata composizione le caratteristiche della campagna tra Voghera e Volpedo. Ma al di là della composizione è il trattamento grafico che risulta di grande qualità con marcati segni che riassuntivamente definiscono gli elementi della natura e che con altrettanta forza definiscono le figure; un richiamo alla pratica della grafica d’oltralpe forse mediata da riviste e giornali (non si dimentichi la attenzione prestata da Pellizza a settimanali come “L’Avanti della domenica” e alla grafica di Steinlen o Valloton), una sintesi che Pellizza aveva incominciato a studiare in alcuni paesaggi (dalla straordinaria elementarità del profilo notturno delle case della piazza di Volpedo viste dal caffè di Isabella in Serata lunare, alla sintesi volumetrica delle macchie di alberi in Strada nuova a Volpedo) e che poi riprenderà in altre opere grafiche dal bozzetto per la rivista “L’alba agricola” al disegno di copertina per la rivista vogherese “Iria ridet” nel 1906.
Segno tangibile del legame con un gruppo di amici vogheresi (Ferdinando Casati, Ernesto Majocchi, Edoaredo Cerutti, Giovanni Pacotto), il grande disegno è un felice ritrovamento di questi ultimi anni, già annunciato da Ettore Cau nella prefazione a Giuseppe Pellizza da Volpedo, “Maestro del colore e del sentimento”, Carteggio degli amici vogheresi, a cura di V. G. Bono, Voghera 2001, p. 6. Nello stesso volume Bono sintetizzava le notizie sulla esposizione tenutasi a Voghera nel 1903 sotto il titolo “Indisposizione artistica”, che richiamava analoghe iniziative da tempo promosse a Milano dalla Famiglia artistica, e in cui la serietà di una esposizione d’arte si stemperava in un tono generale libero, ironico e scanzonato. A Voghera erano presenti 113 lavori e la mostra fu recensita sul giornale locale “L’Opinione liberale” del 19 maggio, che scriveva “Appena entrati nel salone, l’attenzione è attirata da una grande caricatura, a semplici contorni a inchiostro su carta turchiniccia: un baroccio tirato da una rozza apocalittica sopra uno stradale; sul baroccio un uomo e una donna, e il profilo dei colli vogheresi con la Madonna del Monte sullo sfondo di un cielo verdognolo a pastello. Per titolo ha Il tran tran Voghera-Volpedo” (citata in Bono, ibidem, p. 8).
La descrizione coglie gli elementi essenziali dell’opera: la sintesi compositiva nel sicuro profilo delle colline, tracciate con inchiostro diluito a pennello con segno largo e marcato, fatto con grande continuità e sicurezza, senza staccare il pennello dal foglio; analoga sintesi domina nella costruzione delle figure sia nelle due sul carretto sia nella coppia che cammina sulla strada in secondo piano. Nel disegno sono ripresi tutti i motivi del paesaggio volpedese: la roggia a fianco della strada, l’albero di gelso, le macchie di arbusti e alberi sul fondo, la linea delle colline, e il calesse con la coppia nella quale Bono propone di identificare il carretto del Coronotti (Bono, ibidem, p. 103) che faceva servizio tra i due paesi, anche se la figura del cocchiere sembra assomigliare a Pellizza stesso.
Utilizzando anche il colore di base della carta (oggi un po’ alterato dal tempo) Pellizza riesce a ridurre al massimo gli interventi cromatici, limitati al fondo a pastello e a poche parti a gesso e carboncino sulle figure. La conoscenza dell’opera era finora limitata alla immagine eternata nelle cartoline ricordo dell’Indisposizione artistica fatte stampare per conto di Pellizza da Edoardo Cerutti, amico del pittore fin dagli anni del comune alunnato braidense ed allora residente a Voghera prima di trasferirsi in America Latina. La cartolina se rendeva ragione del soggetto non permetteva di cogliere la espressività del segno e la raffinatezza dei passaggi cromatici del fondo. La cartolina documenta tuttavia lo stato originario del disegno che ha avuto nel tempo diverse vicissitudini con alcune parziali riprese nei tratti a pastello; in occasione di questa esposizione il disegno è stato restaurato nel laboratorio Nicola di Aramengo (Torino).
Aurora Scotti, Pellizza da Volpedo. Paesaggi inediti, Volpedo 2005 (catalogo della mostra, Volpedo 28 agosto – 9 ottobre 2005)