Il Divisionismo

Il Divisionismo

  • Panni al sole

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[dropcap]I[/dropcap]l divisionismo è una tendenza artistica sorta in Italia nel corso del penultimo decennio dell’Ottocento e operante fino al 1915 circa. I pittori divisionisti, che si imposero all’attenzione del pubblico e della cri­tica in particolare a partire dalla Prima Triennale milanese del 1891 e grazie all’opera di polemista e propagandista di Vittore Grubicy de Dragon, adottarono un procedimento che, secondo Gaetano Previati, autore di tardi testi teorici, «riproduce le addizio­ni di luce mediante una separazione metodica­mente minuta delle tinte complementari» (Princi­pi scientifici del divisionismo, 1906). [pullquote-left]«riproduce le addizio­ni di luce mediante una separazione metodica­mente minuta delle tinte complementari» (Principi scientifici del divisionismo, 1906)[/pullquote-left]

Il divisionismo era stato preceduto in Francia dal pointillisme di G. Seurat e di P. Signac, che avevano adottato il prin­cipio della scomposizione del colore con un rigore sconosciuto agli italiani.
Giovanni Segantini, lo stesso Previati, Angelo Morbelli e altri associarono a un’im­magine naturalìstica di paesaggio o di interni una componente sentimentale che si traduceva in una struttura filamentosa della pennellata (Previati), o materica (Segantini), o chiaroscurale (Morbelli). In questi maggiori rappresentanti del movimento, la tecnica divisionista fu impiegata sia come strumento per approfondire l’indagine sulla realtà (con espliciti risvolti di interesse sociale in Giuseppe Pel­lizza da Volpedo, Morbelli, Emilio Longoni) sia. al contrario, per elaborare tematiche letterarie e allegoriche, in rapporto con gli sviluppi del simboli­smo europeo.
Chi applicò con più rigore il meto­do divisionista fu Pellizza da Volpedo, in una serie di dipinti e di impressioni (Speranze deluse, 1894, coll. priv.; Il sole nascente, 1904. Roma, Gall. Naz. d’Arte Mod.) che sarebbero risultati importanti anche per la pittura prefuturista dì Giacomo Balla e Umberto Boccioni.
Altri divisionisti furono oltre ai già citati V. Grubicy de Dragon, e Longoni, Carlo Fornara, nonché Plinio Nomellini che, proveniente dalla scuola di Fattori, si avvicinò ai liguri R. Merello, G.L. Cominetti e al tortonese Angelo Barabino: e ancora il gruppo romano formato da C. Innocenti, E. Lionne e A. Noci, interessati maggiormente a una pittura d’ambiente e alla moda.
Un’attenzione critica particolare richiede la fase divisionista dei giovani che a Roma, attorno a Balla, studiarono le possibilità di una nuova immagine di paesaggio verista e urbano: Umberto Boccio­ni, Gino Severini, L. Russolo e lo stesso Balla (La giornata dell’operaio, 1904, Roma, Coll. Balla). L’accensione cromatica del divisionismo acquistò il valore di un recupero storico dell’impressionismo e con­sentì una dinamizzazione di tutta l’immagine di­pinta: esemplari in tal senso La città che sale di Boccioni (1910, New York, Mus. of Mod. Art), Uscita da teatro di Carrà (1910, Milano, coll. priv.), Lampada ad arco di Balla (1909 circa, New York, Mus. of Mod. Art).

[Testo tratto da Enciclopedia dell’arte, Milano (Garzanti) 2002]

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Vedi anche Voci del Divisionismo italiano in Bollettino Anisa, N. 12 Anno XIX, n. 1 maggio 2000

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